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Cosa sono i prediction markets e perché è così difficile regolamentarli?

Nel contesto della digitalizzazione dei servizi finanziari, i prediction markets rappresentano un caso di studio paradigmatico sulle possibilità di implementazione dei protocolli automatizzati, meglio noti come smart contract. Questi strumenti, grazie alle possibilità di disintermediazione offerte dalla distributed ledger technology, consentono la creazione di mercati in cui è possibile scommettere sull’esito di eventi futuri, sfruttando la programmabilità della logica contrattuale per assicurare automaticità e inalterabilità all’esecuzione degli accordi. Grazie agli smart contract, la gestione delle puntate, la chiusura dei mercati e la distribuzione delle vincite avvengono in modo automatico, senza un intermediario centrale, come può accadere per le borse finanziarie o le piattaforme di betting online. Nati come strumenti per “scommettere” su eventi futuri, si sono recentemente rivelati più affidabili dei sondaggi e delle piattaforme di betting e rappresentano allo stesso tempo un esperimento di intelligenza collettiva e un terreno di scontro tra innovazione e regolamentazione. Per le imprese e i professionisti che operano nel mondo tech, è importante capire come funzionano, quali sono i loro rischi giuridici e quali prospettive si aprono a livello internazionale ed europeo.

Cosa sono i prediction markets e come funzionano

Per prediction market si intende una piattaforma in cui gli utenti acquistano e vendono “contratti” basati su esiti futuri di eventi di qualsiasi natura: politici, sportivi, economici. Il prezzo di ogni contratto riflette la probabilità percepita dal mercato circa l’esito atteso. Quando l’evento si verifica, i contratti associati alla previsione corretta vengono liquidati secondo regole predefinite, tipicamente certificate con smart contract su blockchain.
Le piattaforme decentralizzate amplificano tali meccanismi sostituendo le funzioni degli intermediari tradizionali (es. bookmakers, borse, società di sondaggi) con processi algoritmici trasparenti, consultabili pubblicamente e resistenti alle manipolazioni. Tale modello consente di sfruttare la cosiddetta “saggezza della folla”, riuscendo sovente a proporre previsioni più accurate rispetto ai metodi statistici classici o ai sondaggi.

I casi più noti

Tra i nomi di maggiore rilievo nel settore prediction markets vi sono Polymarket (piattaforma decentralizzata sulla blockchain di Polygon), Kalshi (piattaforma web tradizionale, autoregolamentata e registrata negli USA sotto l’autorità della CFTC), PredictIt (piattaforma di ricerca, orientata a temi politici ed economici e detentrice – fino all’ultima amministrazione Trump – di una autorizzazione in esenzione per finalità accademiche).
La differenziazione delle piattaforme si gioca su variabili quali il livello di decentralizzazione, le modalità di regolamentazione, la tipologia di asset sottostanti, le modalità di settlement, l’eventuale uso di criptovalute o stablecoin e modalità di ammissione degli utenti. Solo alcune sono operative in regime di conformità con le autorità locali, mentre altre adottano strategie di arbitraggio normativo, offrendo servizi da giurisdizioni più permissive e facendo leva sulle aree grigie della normativa.

Il nodo giuridico: derivati o gioco d’azzardo?

La natura decentralizzata dei prediction markets sollecita numerose questioni giuridiche, molte delle quali ad oggi irrisolte: la qualificazione come strumenti finanziari derivati o come semplici piattaforme di betting/gambling; gli eventuali profili di responsabilità nei casi di manipolazione/errore tecnologico; la tutela degli utenti rispetto ad eventuali falle nei meccanismi di oracolo decentralizzato; l’ applicazione di norme su AML e data protection.

Dal punto di vista interpretativo, i prediction markets si muovono su un crinale incerto. Se il mercato riguarda un parametro finanziario (ad esempio il prezzo di Bitcoin a una certa data), la struttura è assimilabile ad uno strumento derivato, nello specifico i contratti swap. In Europa, questo significa ricadere sotto la direttiva MiFID II, con conseguenze drastiche: i contratti binari sono vietati agli investitori retail e richiedono autorizzazioni da parte delle autorità di vigilanza.
Se invece il sottostante è un evento non finanziario (un’elezione politica, un risultato sportivo, un dato meteorologico), la qualificazione ricade di solito nell’alveo del gioco d’azzardo. Qui il quadro cambia: in assenza di armonizzazione europea, prevalgono le leggi nazionali. In Italia, ad esempio, la legge 401/1989 punisce penalmente l’organizzazione di scommesse senza concessione dell’ADM, e sanziona anche la partecipazione e la pubblicità.
In entrambi i casi, la distanza dal perimetro regolato è evidente: o si è nel campo degli strumenti di investimento senza autorizzazioni; oppure si è in territorio betting senza concessione.

Stati Uniti: dall’enforcement alla consultazione pubblica

Negli Stati Uniti la questione è stata affrontata in prima battuta dalla Commodity Futures Trading Commission (CFTC), che nel 2022 ha multato Polymarket per aver offerto contratti su eventi senza registrazione, qualificandoli come opzioni binarie. Nello stesso anno ha revocato la “no-action letter” che aveva permesso a PredictIt di operare per scopi accademici. Negli anni successivi, però, il dibattito si è evoluto. Il caso Kalshi, che ha chiesto di listare contratti sull’esito politico del Congresso, è finito davanti ai giudici federali, con esiti che hanno limitato il potere discrezionale della CFTC. Parallelamente, l’autorità ha avviato un processo di consultazione per definire regole ad hoc sugli “event contracts”, segno che una disciplina specifica è considerata ormai necessaria. L’azione regolatoria si è intensificata durante l’amministrazione Trump, che nel 2022 ha portato al blocco di Polymarket, salvo poi sospendere le azioni esecutive nel 2025, anche sulla spinta di un’interpretazione meno restrittiva da parte del Congresso e del Judiciary Committee. L’approccio rimane bifasico: a livello federale, un prediction market può essere lecito se gestito tramite exchange registrato, salvo espressa contrarietà della CFTC per motivi di public interest; a livello statale, quasi sempre è vietato come gambling illegale, specie per i mercati su elezioni e sport. Alla giurisprudenza va riconosciuto un ruolo chiave: il caso PredictIt (luglio 2023) ha riconosciuto la liceità di prediction markets su base limitata, mentre la vertenza Kalshi-CFTC (2024-25) resta il principale precedente in tema di inquadramento federale e di preemption sulle normative statali.

Europa e Italia: il quadro normativo

In Europa il quadro si sdoppia. Da un lato, il Regolamento UE 2023/1114 MiCA (Markets in Crypto-Assets) istituisce il perimetro per i crypto-asset non MiFID ed i c.d. CASP, fornitori di servizi gravati da requisiti di licenza. Dall’altro, se il contratto ha natura di strumento finanziario, si applica la direttiva MiFID II/MiFIR e tutta la disciplina dei mercati, incluso il divieto di opzioni binarie ai clienti retail. L’uso di stablecoin in piattaforma, inoltre, intercetta le regole MiCA sugli EMT per l’emittente e la Travel Rule del TFR per i trasferimenti di crypto-asset. In sintesi: un prediction market che offra in UE mercati su prezzi di asset rischia di essere un derivato vietato ai retail; su eventi non finanziari scivola invece nel diritto del gioco, non armonizzato a livello UE e per lo più chiuso a operatori non concessionari.

L’Italia è un caso paradigmatico di questa seconda via. Il gioco pubblico è monopolio statale in regime concessorio e licenza del Questore ex art. 88 TULPS; chi organizza o favorisce anche telematicamente la raccolta di scommesse senza titolo commette reato ai sensi della L. 401/1989, art. 4. La partecipazione dell’utente è anch’essa sanzionata, e la pubblicità dei giochi con vincite in denaro è vietata dal Decreto Dignità con enforcement AGCOM. In questo scenario, un prediction market che accetta scommesse su eventi da residenti italiani, privo di concessione ADM, cade tout court nell’area dell’illecito; e un front-end o integratore italiano rischia concorso nella raccolta abusiva. Neppure lo “scudo” DeFi aiuta sul profilo AML/CFT: la V Direttiva e il D.Lgs. 231/2007 impongono obblighi a operatori di gioco e a prestatori di servizi su valute virtuali; in Italia è operativo il Registro OAM per VASP con obblighi di adeguata verifica e segnalazioni. Una piattaforma permissionless, che non effettua KYC e opera con wallet anonimi, è esposta al rischio di blocchi e inibizioni, specie se convoglia flussi in stablecoin verso residenti.

La sfida della decentralizzazione

Una domanda cruciale riguarda le piattaforme decentralizzate. Se un prediction market è gestito solo da smart contract e non esiste un operatore identificabile, chi risponde delle eventuali violazioni? Le autorità tendono a colpire i front-end web necessari agli utenti per interagire con i protocolli caricati su blockchain, gli sviluppatori della comunità open source o di una specifica società ed i promotori locali, ma il tema resta aperto e potrebbe diventare centrale nei prossimi anni.

Conclusioni

I prediction markets raccontano bene la tensione tra codice e legge. Sul piano tecnologico, mostrano le potenzialità degli smart contract come strumenti di automazione e governance. Sul piano giuridico, evidenziano l’inadeguatezza delle categorie tradizionali: derivati da una parte, scommesse dall’altra. Mentre negli Stati Uniti si intravedono percorsi regolatori innovativi, in Europa ed in Italia il quadro resta restrittivo. Per professionisti, imprese e policy maker è un tema da monitorare: l’evoluzione di questi mercati dirà molto sul futuro rapporto tra blockchain e regolazione.

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