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Cina: etichettatura obbligatoria per i contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale

 

  1. Le nuove regole sull’etichettatura dei contenuti AI-generati

Dal 1° settembre 2025 entreranno ufficialmente in vigore in Cina le nuove “Misure per l’etichettatura dei contenuti sintetici generati dall’intelligenza artificiale”, una regolamentazione elaborata dall’Amministrazione del Cyberspazio della Cina (CAC) insieme ad altre agenzie governative.

Si tratta di un intervento normativo di grande rilevanza, sia per le sue implicazioni giuridiche e tecnologiche nel contesto nazionale, sia per la portata globale che può avere in un panorama dove la disinformazione alimentata dall’IA rappresenta una sfida comune a numerosi Paesi.

Le nuove regole impongono l’obbligo di etichettare tutti i contenuti generati o modificati tramite intelligenza artificiale, tra cui testi, immagini, audio, video e scene virtuali. L’etichettatura dovrà essere effettuata attraverso forme sia esplicite che implicite di identificazione. Le etichette esplicite, ovvero elementi facilmente riconoscibili dall’utente come diciture, simboli visivi o segnali sonori, dovranno essere integrate in maniera strategica all’interno del contenuto, comparendo all’inizio, al centro o alla fine di testi e immagini. Nel caso dei video, le etichette dovranno essere presenti nella schermata iniziale e visibili durante tutta la riproduzione. Per i contenuti audio, si richiederà l’inserimento di notifiche vocali chiaramente udibili.

In parallelo, si richiede l’inserimento di etichette implicite nei metadati dei file AI-generati, includendo dettagli come nome o codice del fornitore del servizio, identificativo del contenuto e altri parametri tecnici per la tracciabilità.

La normativa si applica non solo alle aziende di AI, ma anche ai Content Creator, alle piattaforme online, agli app store e a qualsiasi altro distributore di contenuti.

Saranno vietate anche la rimozione o la manipolazione di tali etichette, così come l’aggiunta fraudolenta di etichette a contenuti realizzati da esseri umani.

  1. Tra trasparenza e controllo. Il confronto con l’AI Act

La Cina – pur muovendosi in un contesto autoritario – ha deciso di sposare una linea simile a quella intrapresa dall’Unione Europea con l’AI Act, in cui si sancisce all’art. 50 un obbligo di trasparenza per determinati sistemi di AI.

La convergenza normativa fra Pechino e Bruxelles ha obiettivi finali molto diversi: da un lato, la trasparenza per rafforzare la democrazia (UE); dall’altro, il controllo governativo dei contenuti e la censura preventiva (Cina). Tuttavia, condividono l’urgenza di rendere tracciabile e riconoscibile il ruolo dell’IA nella produzione dei contenuti.

L’inserimento di etichette aiuta a contenere fenomeni come le deepfake, contenuti sintetici apparentemente realistici usati spesso per manipolare l’opinione pubblica, calunniare soggetti specifici o creare panico sociale.

Con la nuova normativa, chi diffonde immagini, audio o video AI senza chiara identificabilità rischia interventi regolatori, oscuramenti o altre sanzioni.

  1. Una regolamentazione sempre più necessaria

La portata della normativa cinese va ben oltre il piano tecnico: si tratta di un intervento con implicazioni politiche significative. La sua applicazione potrà avere effetti non soltanto sul mercato interno, ma anche sulle relazioni con i fornitori stranieri che operano nel Paese, i quali saranno tenuti ad adeguarsi ai nuovi obblighi previsti.

Il fatto che norme di questo tipo siano adottate non solo da democrazie liberali, ma anche da stati centralizzati, rafforza l’idea che la regolamentazione dell’IA non possa più essere rimandata. Siamo di fronte a una convergenza normativa che, pur partendo da valori e sistemi politici differenti, riconosce l’urgenza di porre limiti, regole e trasparenza al potenziale pervasivo dell’IA generativa.

 

 

 

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