La Corte di Giustizia Europea (CGCE), lo scorso 05/04/2022, ha stabilito (rectius ricordato, NDR) che i governi degli Stati Membri non possono permettere la “conservazione generale e indiscriminata” dei dati di traffico e di localizzazione delle comunicazioni elettroniche.
La sentenza della corte proviene da una lunga storia processuale. Nel 2015, un tribunale irlandese ha condannato Graham Dwyer per l’omicidio del 2012 di Elaine O’Hara. Dwyer si è appellato alla Corte d’appello irlandese e ha sostenuto che i dati di traffico e di localizzazione delle sue telefonate sono stati impropriamente ammessi come prova al processo. Dwyer ha avviato separatamente un’azione civile presso l’Alta Corte d’Irlanda, contestando una legge irlandese del 2011 sui dati, sulla base del fatto che violava il diritto europeo. L’Alta Corte ha deciso per Dwyer, e i procuratori hanno fatto appello alla Corte Suprema irlandese. La Corte suprema irlandese ha poi rinviato la questione alla Corte di giustizia europea.
La Corte di giustizia europea ha trovato che i diritti fondamentali ed il diritto consolidato dell’UE “sancisce” un principio guida che vieta la conservazione dei dati di traffico e di localizzazione delle comunicazioni elettroniche. Questo principio è parte del diritto fondamentale dei cittadini europei al “rispetto della vita privata e alla protezione dei dati personali”.
I membri della corte hanno riconosciuto che, sulla base delle interpretazioni della giurisprudenza, le legislature degli Stati Membri possono permettere la conservazione limitata dei dati in casi specifici per “gli scopi della lotta contro la criminalità grave e la prevenzione di gravi minacce alla sicurezza pubblica”.
L’effetto esatto della sentenza della corte sul caso di Dwyer non è chiaro. In una dichiarazione, il Ministro della giustizia irlandese Helen McEntee ha chiarito, in un twitt, che “il caso tornerà ora alla Corte Suprema e il Dipartimento di Giustizia considererà, insieme all’Ufficio del Procuratore Generale, la sentenza della Corte Suprema.”