La pandemia ha messo a nudo i problemi della digitalizzazione della giustizia penale, dal deposito degli atti per via telematica alle udienze da remoto.

Con l’imposizione delle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria in corso da più di un anno, anche la giustizia penale ha dovuto fare i conti con la digitalizzazione. È così che, in grande fretta, è nato il portale per il deposito degli atti penali (Pdp), che a tendere diventarerà, stando agli obiettivi del ministero della Giustizia, il canale principe per gli avvocati.

Tuttavia il portale disattende da subito le aspettative: malfunzionamenti e difetti di progettazione sono il pane quotidiano degli avvocati.

Il Pdp, tuttavia, è solo un tassello nel puzzle che deve trasformare un pachiderma che si nutre di carta, come la giustizia penale, nel suo gemello digitale. Della rete di applicativi e programmi per smaterializzare faldoni e atti fanno parte anche il Sistema informativo di cognizione penale (Sicp), una stanza virtuale dove si possono visualizzare le carte, nato nel 2016, e il Tiapp, per gestire in modo integrato i documenti, dall’archivio alla notifica, entrambi utilizzati dal personale amministrativo delle cancellerie e delle segreterie.

L’Avv. Giuseppe Vaciago, partner di 42LF, è stato intervistato sulle pagine della rivista Wired, in merito alle difficoltà di gestione di questa transizione ed alle conseguenze pratiche che gli avvocati stanno subendo nella loro attività quotidiana.

Link all’articolo: https://www.wired.it/attualita/tech/2021/03/04/penale-processo-digitale-deposito-atti-pdp